martedì 7 luglio 2009

7 LUGLIO 1960



REGGIO. «Il cielo era diventato improvvisamente di piombo, una cappa opprimente calò all’improvviso sulla città. Mentre lasciavamo la piazza, a occidente si stagliarono lingue rosse di fuoco…». Il ricordo di un tramonto è la prima immagine che viene in mente a un testimone-protagonista di quel 7 luglio. Assieme alle mani. Mani che oggi si muovono mentre rievocano i fatti di allora e che allora vissero quei momenti. Le mani che quel giorno fremevano mentre lanciavano sassi in risposta ai proiettili della polizia di Tambroni. Le mani ferme di chirurgo che cercavano di strappare alla morte i feriti. Le mani di un giovane cronista che tremavano al momento di scattare la foto del corpo senza vita di uno dei «Morti di Reggio Emilia».

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