Wandrè, le opere
Plastica, specchi, legno, cuoio, pelle, corni, metalli, pennarelli, incisioni, collage… Sono molteplici i materiali e le tecniche utilizzati da Wandrè nella sua produzione artistica, anche se si tratta molto probabilmente della parte meno conosciuta della sua vita e delle le sue realizzazioni.
Opere, purtroppo, andate in buona parte perdute o oggi disperse.
L'apertura, appena successiva alla chiusura della fabbrica di chitarre, di un apprezzato laboratorio artigianale dove si realizzavano eccellenti produzioni utilizzando pelli e cuoio, dimostra l'ecletticità e l'abilità di Wandrè nel plasmare i materiali per soddisfare la personale esigenza espressiva. L'incontro con l'arte e con il circolo “Pari e Dispari”, luogo attorno al quale gravitavano apprezzati artisti, segnano una svolta artistica per Wandrè che nel fermento culturale e artistico di quel contesto imprime uno stile personale alla sua produzione. Questa però non riuscì mai a fargli fare il salto oltre i confini del paese, e a consacrarlo definitivamente come artista, come probabilmente avrebbe meritato, come sicuramente avrebbe voluto. La fine dell'esperienza di “Pari e Dispari” genera ed è figlia di delusioni, di strappi, di rotture che mettono a dura prova l'uomo e ne segnano profondamente l'animo. La produzione di opere artistiche di Wandrè tuttavia prosegue, l'arte diventa terapia contro il dolore, come nel caso delle “lettere al rosbif”, serie di opere che esprimono il dolore per la fine di un rapporto importante. Fino all'ultimo Wandrè, trasforma tutto in arte, perfino la propria vita, fino a definirsi “artista di vita”. Abiti, water, automobili, plastiche, pelli, corni di animali, vetri, l'abitazione stessa trasformata in “'osteria della pace”, segnano l'ultimo travagliato periodo di Wandrè, prima della malattia che ne segna inesorabilmente la fine.
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