martedì 12 ottobre 2010

MACELLERIA SOCIALE


Restareanno solo sessantacinque dipendenti sugli oltre 200 attuali. Peggio delle più pessimistiche previsioni. Aspettiamo il dettaglio, ovviamente, ma il quadro a tinte fosche che dipingevano i lavoratori e le lavoratrici nei loro discorsi in questi mesi (non ci sono ordini, non c'è lavoro, non c'è prospettiva) è stato più che confermato. A loro va come sempre, per quanto possa valere, tutta la nostra solidarietà. In questi mesi ci siamo impegnati per mantenere vivo l'interesse dell'opinione pubblica su quanto avvenuto, con un'unica costante: tutte le occasioni di incontro e confronto pubblico sul tema (escluso il consiglio comunale aperto di febbraio) non sono mai state particolarmente partecipate. E' anche questo un segno dei tempi. Il segno di una comunità frammentata, individualista. verrebbe da dire "c'era una volta un paese solidale con chi si trovava in difficoltà". Riflettiamoci. A chi c'era sabato all'interessante iniziativa di presentazione del libro organizzata dal comune non sarà sfuggito il discorso dei relatori "i Burani dei soldi ne hanno, non centinaia di milioni, ma qualche decina probabilmente si". Ora sono agli arresti domiciliari, nella loro villa in centro grande come un campo da calcio. E da oggi patteggiano. Nel frattempo su circa 150 persone pende la spada di damocle della perdita del lavoro. C'è qualcosa che non va in questo paese.

Nessun commento: