Ieri sera si è svolta nella Sala del Consiglio la serata dedicata al lavoro e a tutte le sue sfaccettature, in particolare alla precarietà e ai salari. Ma l’incipit della serata, nell’introduzione di Marco Fosselli, era sul sottotitolo dell’iniziativa: davvero imprenditori e lavoratori sono uguali?
Chi maggiormente si sta impegnando per illudere l’elettorato, suggerendo che a questa domanda si possa dare risposta positiva, è nientepocodimeno che il candidato premier del PD: VW (Veltroni Walter)
Qui vogliamo approfondire un attimo un “corollario” di questo punto, un altro cavallo di battaglia di VW, quello della critica feroce alla lotta di classe, sul quale si esprimeva così il 18 marzo, rivolgendosi alla Sinistra Arcobaleno:
"Divento pazzo a sentirli parlare ancora di lotta di classe contro i padroni. Ma oggi si può? Chi sono oggi i padroni di cui parlano? Ci sono milioni di piccoli e medi imprenditori oggi in Italia, spesso sono ex operai diventati artigiani... Bisogna non conoscere l’Italia per invocare la lotta di classe". (Walter Veltroni)
Forse sbagliamo noi a parlare di “lotta di classe”, “conflitto sociale”. Forse questi termini fanno pensare a molti, troppi italiani depolicitizzati (da tanti anni di bassa e demagogica politica) scenari rivoluzionari, sanguinosi e violenti. E forse dovremmo ribadire che il conflitto di classe e sociale è anche, e direi quasi esclusivamente nella nostra società, vertenza sindacale, sciopero.
Ora, al pensiero che dei lavoratori in sciopero (e nelle nostre piccole-medie aziende a Corte Tegge questi scioperi, seppur in misura minore che nelle grandi imprese, ci sono) si trovino di fronte un governo non diciamo “amico”, ma neppure “super partes”, e che invece “impazzisce” e s’infuria, diciamolo: un po’, mica tanto serenamente e neppure tanto pacatamente, questo ci preoccupa.
Chi maggiormente si sta impegnando per illudere l’elettorato, suggerendo che a questa domanda si possa dare risposta positiva, è nientepocodimeno che il candidato premier del PD: VW (Veltroni Walter)
Qui vogliamo approfondire un attimo un “corollario” di questo punto, un altro cavallo di battaglia di VW, quello della critica feroce alla lotta di classe, sul quale si esprimeva così il 18 marzo, rivolgendosi alla Sinistra Arcobaleno:
"Divento pazzo a sentirli parlare ancora di lotta di classe contro i padroni. Ma oggi si può? Chi sono oggi i padroni di cui parlano? Ci sono milioni di piccoli e medi imprenditori oggi in Italia, spesso sono ex operai diventati artigiani... Bisogna non conoscere l’Italia per invocare la lotta di classe". (Walter Veltroni)
Forse sbagliamo noi a parlare di “lotta di classe”, “conflitto sociale”. Forse questi termini fanno pensare a molti, troppi italiani depolicitizzati (da tanti anni di bassa e demagogica politica) scenari rivoluzionari, sanguinosi e violenti. E forse dovremmo ribadire che il conflitto di classe e sociale è anche, e direi quasi esclusivamente nella nostra società, vertenza sindacale, sciopero.
Ora, al pensiero che dei lavoratori in sciopero (e nelle nostre piccole-medie aziende a Corte Tegge questi scioperi, seppur in misura minore che nelle grandi imprese, ci sono) si trovino di fronte un governo non diciamo “amico”, ma neppure “super partes”, e che invece “impazzisce” e s’infuria, diciamolo: un po’, mica tanto serenamente e neppure tanto pacatamente, questo ci preoccupa.
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Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
(Articolo 40 della Costituzione Italiana)
Intanto, a scanso di equivoci, Repubblica ci fornisce oggi questo dato:
“I 50 dirigenti più pagati del listino milanese si sono messi in tasca l'anno scorso quasi 300 milioni, il 29% in più del 2006 (le buste paga da lavoro dipendente sono cresciute del 2,3%).”
2 commenti:
che novità lo sfondo azzurro!
bello il cartello nella foto.
I colori rosso bianco e verde ricordano il logo di un certo partito...
Elena
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