mercoledì 24 settembre 2008

STORIE DI PAESE: 1948

LADRI DI BICICLETTE


Sempre da Piazza Zanti. Un salto indietro di 60 anni. Correva l’anno 1948. L’anno delle prime elezioni politiche italiane (nel 1946 si era eletta l’Assemblea Costituente).

Si sfidano la Democrazia Cristiana e il Fronte Democratico Popolare (che unisce PCI e PSI e altri partiti minori di sinistra). La campagna elettorale ha precise (quanto restrittive) regole, puntualmente disattese. Regole che mirano soprattutto a limitare la capacità propagandistica del PCI, in un’epoca dove la televisione ancora non esiste, e le campagne “mediatiche” (se si può utilizzare questa parola per quel periodo storico) si svolgono attraverso scritte murali, comizi, manifesti. Le scritte murali sono però vietate, e le penali per i trasgressori sono severissime (non era difficile finire di fronte al giudice di Montecchio).

Questo non ferma certo i compagni cavriaghesi, che la notte si organizzano in gruppi armati di vernice e pennello, e dipingono l’immagine di Garibaldi (simbolo della coalizione del Fronte) su muri e facciate di case. Il compagno N. ha il compito di controllare i movimenti dei carabinieri. Piazzato di fronte alla loro caserma, in caso di loro uscita in pattuglia deve impugnare la bicicletta del compagno F. e pedalare per avvisare i compagni nelle vie del paese.

Fu quello che accadde una notte. Il compagno N. si mette in sella, inizia il giro del paese. Strada per strada. Non è facile trovare gli altri compagni, che comunque si spostano. Deve ripercorrere più volte la stessa via. Sale e scende dal sagrato. Risale e ridiscende (non c’erano i gradini, nel 1948). Scende a tutta velocità una volta di troppo: non si accorge della pattuglia dei carabinieri, che travolge. Riesce a risalire in sella e fuggire. Pedala allontanandosi il più possibile, verso via Roncaglio. Attende, decide di tornare per via Girondola. “Alt!”. Jella. Ancora la stessa pattuglia.

Svolta all’interno della falegnameria che allora era in quella via, butta la bicicletta e corre nei campi, seguito dai carabinieri e dal cane di un contadino. Semina i gendarmi, ma si becca un morso dal cane. Comunque è salvo. Il compagno F. in compenso perde la bici, sequestrata. Una bici allora valeva quanto una moto di oggi.

Qualche giorno dopo, i carabinieri incontrano i "rossi", in centro. La sfida tra carabinieri e compagni è proseguita, nonostante la perdita del mezzo per i secondi, in una specie di rimpiattino notturno. Un carabiniere quindi si rivolge sornione al gruppetto dei rossi:

“E allora, questa sera usciamo noi o voi di pattuglia?”

Un umorismo che purtroppo è venuto meno altre volte, quando per un “che dù bali” [“che due palle”] si andava davanti al giudice a Montecchio per oltraggio a pubblico ufficiale.

Una curiosità: il simbolo del FDP era costituito dall’effige bianca di Garibalidi, su stella color verde all’inteno di un cerchio rosso. Durante la campagna elettorale esponenti della DC sostennero che, capovolgendo il simbolo, appariva l’immagine di un volto simile a quello di Stalin. Venne anche creato questo manifesto:

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ragazzi i compagni di una volta si che avevano le palle... nn come oggi solo cannati e gandhiani...

Anonimo ha detto...

All'epoca almeno le parti politiche erano chiare.
Oggi sono sfumate, centro->destra e centro<-sinistra, entrambe in direzione centro dove è scomparsa la DC.

Da quando c'è il PD, parafrasando una canzone "ho visto anche democristiani felici".

Anonimo ha detto...

il problema che oggi c'è gente al livello di vendola che rovinano l'immagine dei comunisti con il loro catto-frocio-gandhismo