Il governo sta utilizzando la crisi per modificare in modo strutturale la democrazia e i rapporti di forza tra le classi. E punta a realizzare una gestione autoritaria della frantumazione sociale, mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri. Al fine di scardinare la democrazia il governo cerca di limitare l’autonomia della magistratura e di tutte le aggregazioni sociali. Per questo ammicca ai sindacati “complici” e genuflessi e attacca la Cgil e il sindacalismo di base. Ecco perchè è importantissimo lo sciopero generale di oggi proclamato dalla Cgil e quello della scuola proclamato dai Cobas. I lavoratori e le lavoratrici che oggi scioperano non stanno solo difendendo i loro diritti, ma la stessa democrazia nel Paese e la presenza di un sindacato di classe. In questi giorni infuriano le polemiche sul decreto salva liste, che rappresenta una palese violazione delle regole del gioco in cui il più forte – come la camorra e la mafia – riscrive le regole a suo piacimento. Tutto tace invece sull’altro provvedimento votato in parlamento la settimana scorsa che instaura in Italia i contratti individuali e permette ai padroni di aggirare leggi e contratti collettivi. Contro questa legge e contro questo silenzio abbiamo fatto lo sciopero della fame, chiedendo al Presidente della Repubblica di non promulgare la legge e rinviarla alle Camere perché palesemente incostituzionale. Occorre riflettere su questo silenzio. Di Pietro e il Pd, molto attenti alle regole formali, non hanno fatto nulla di serio per ostacolare questa legge che è molto peggio del decreto salva liste. Si tratta di un provvedimento che fa dei rapporti di lavoro una terra di nessuno in cui non vale il diritto ma solo la legge del più forte. Esso sancisce che milioni di lavoratori sono destinati a non poter far valere i propri diritti nel corso della loro vita. Qui sta il pericolo: siamo di fronte ad un governo fascistoide e ad un’opposizione interclassista che considera i lavoratori solo in quanto elettori. Per questo è doppiamente importante lo sciopero odierno: in questo paese occorre ricostruire il conflitto di classe, difendere il sindacato di classe e costruire una sinistra di classe. Senza una lotta che contrasti la riduzione del lavoro a pura merce, non è possibile difendere la democrazia. Per questo oggi siamo in piazza e proponiamo che non si tratti di un episodio isolato. Dobbiamo costruire un movimento politico di massa contro le politiche economiche di governo e Confindustria e contro l’attacco alla democrazia. Esattamente come avviene in Grecia, dove la mobilitazione da settimane non conosce soste. Ogni separazione tra questi due terreni è perdente e antioperaia. Viva lo sciopero generale.
1 commento:
La democrazia è una questione di classe
di Paolo Ferrero
su Liberazione del 12/03/2010
Il governo sta utilizzando la crisi per modificare in modo strutturale la democrazia e i rapporti di forza tra le classi. E punta a realizzare una gestione autoritaria della frantumazione sociale, mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.
Al fine di scardinare la democrazia il governo cerca di limitare l’autonomia della magistratura e di tutte le aggregazioni sociali. Per questo ammicca ai sindacati “complici” e genuflessi e attacca la Cgil e il sindacalismo di base. Ecco perchè è importantissimo lo sciopero generale di oggi proclamato dalla Cgil e quello della scuola proclamato dai Cobas. I lavoratori e le lavoratrici che oggi scioperano non stanno solo difendendo i loro diritti, ma la stessa democrazia nel Paese e la presenza di un sindacato di classe.
In questi giorni infuriano le polemiche sul decreto salva liste, che rappresenta una palese violazione delle regole del gioco in cui il più forte – come la camorra e la mafia – riscrive le regole a suo piacimento. Tutto tace invece sull’altro provvedimento votato in parlamento la settimana scorsa che instaura in Italia i contratti individuali e permette ai padroni di aggirare leggi e contratti collettivi. Contro questa legge e contro questo silenzio abbiamo fatto lo sciopero della fame, chiedendo al Presidente della Repubblica di non promulgare la legge e rinviarla alle Camere perché palesemente incostituzionale. Occorre riflettere su questo silenzio. Di Pietro e il Pd, molto attenti alle regole formali, non hanno fatto nulla di serio per ostacolare questa legge che è molto peggio del decreto salva liste. Si tratta di un provvedimento che fa dei rapporti di lavoro una terra di nessuno in cui non vale il diritto ma solo la legge del più forte. Esso sancisce che milioni di lavoratori sono destinati a non poter far valere i propri diritti nel corso della loro vita. Qui sta il pericolo: siamo di fronte ad un governo fascistoide e ad un’opposizione interclassista che considera i lavoratori solo in quanto elettori. Per questo è doppiamente importante lo sciopero odierno: in questo paese occorre ricostruire il conflitto di classe, difendere il sindacato di classe e costruire una sinistra di classe. Senza una lotta che contrasti la riduzione del lavoro a pura merce, non è possibile difendere la democrazia.
Per questo oggi siamo in piazza e proponiamo che non si tratti di un episodio isolato. Dobbiamo costruire un movimento politico di massa contro le politiche economiche di governo e Confindustria e contro l’attacco alla democrazia. Esattamente come avviene in Grecia, dove la mobilitazione da settimane non conosce soste. Ogni separazione tra questi due terreni è perdente e antioperaia. Viva lo sciopero generale.
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