Inauguriamo una nuova rubrica, chiunque volesse dare il proprio contributo con racconti o approfondimenti, può scrivere a:
prc_cavriago@email.it.
Sono i racconti dei nostri concittadini più anziani, quelli che ascolti la domenica mattina in Piazza Zanti, o che hai sentito la sera in un bar. Storie che non devono e non possono andar perdute.

Questa è del 17 agosto 2008, a raccontarla
Enzo Fosselli, con lui il
Nedo e
Guido Foracchia, dopo il solito scambio di battute sul “chi sia più comunista, chi ancora comunista e chi no”, un dibattito classico delle domeniche cavriaghesi, specie tra piddini e rifondaroli. Il “nostro” Guido deve rimproverare almeno una volta a settimana chiunque in passato, in una qualsiasi occasione, non ha espresso il voto per la falce e martello, preferendogli una lista riformista o socialista o di centro-sinistra o che altro.
Poi però si passa ai ricordi. Quelli accomunano tutti.
Proprio Fosselli ricorda l’inverno del
1951, nel lontano oriente infuria la
guerra di Corea, tra il nord comunista (appoggiato da Cina e URSS) e il sud nazionalista filo-USA (appoggiato anche dall’ONU e da diversi paesi occidentali). E i compagni cavriaghesi decidono per un’azione simbolica.
Nonostante il freddo, in piena notte, armati di scala, tre compagni entrano nel sagrato della chiesa di San Terenziano. Con fatica, impiegandoci più di due ore, uno di loro riesce ad arrampicarsi sull’albero più alto, fin sulla cima. Fa quel che deve fare, ridiscende. Al mattino, su Cavriago sventola una
bandiera della Pace, con la
colomba bianca di Picasso, visibile fin dalla ferrovia, dove i macchinisti e i controllori la indicano ai passeggeri della Reggio-Ciano. Sventola sulla piazza, su molte vie del paese, ben visibile a tutti. I giornali ne parlano, soprattutto la gente ne parla.
Ricordiamo che negli agli anni ’50 era un simbolo che non poteva essere esposto su un edificio pubblico. Chi lo faceva era perseguibile a norma di legge. I carabinieri e il parroco di allora, Don Remo, masticano amaro.
Quest’ultimo cerca di toglierla con l’aiuto di un contadino, ma invano. Troppo in alto il vessillo, troppo rischioso. Ci vorrà più di un mese per riuscire nell’intento, con la giusta attrezzatura.
Alle elementari, nell’ora di religione obbligatoria, i bambini di 12-13 anni accusano il prete: “se avete tolto la bandiera della pace vuol dire che siete per la guerra, che non volete la pace!”. Il prete: “la bandiera è da me, se qualcuno la rivuole può venirmela a chiedere, altrimenti la userò per pulirmici le scarpe”. Don Remo si rifarà durante la guerra del Vietnam, a fianco finalmente del movimento pacifista.
Da qualche parte dovrebbe esserci una foto di quella bandiera, che svettava sul paese. Se qualcuno volesse mandarcela, la pubblicheremmo volentieri.

Chiediamo scusa se abbiamo commesso errori. Non facciamo i nomi dei 3 compagni dell’impresa, se non quello dello stesso Enzo Fosselli, che ci ha detto di non aver problemi nell’essere citato. Tutto dovrebbe essere caduto in prescrizione ormai, ma preferiamo che si esprimano loro stessi. Se vi sono inesattezze, se qualcuno vuole integrare, lo spazio dei commenti è disponibile!