martedì 25 maggio 2010

I BURANI E I LORO COMPARIELLI

Fonte Corriere della Sera
REGGIO EMILIA — «Una serie di fatti e atti giuridici distribuiti nel tempo hanno trasformato Burani Designer Holding in una discarica di perdite e di malaffare, in un circolo vizioso di interessi illeciti e conflittuali (…)». E alcune operazioni messe in piedi in quattro e quattr’otto a ridosso del crac miravano alla «tutela esclusiva degli interessi egoistici dei Burani e dei loro “comparielli”». Lo scrive il curatore fallimentare della Burani Designer Holding (Bdh), Diego Moscato, napoletano con ufficio a Milano, nominato dal tribunale del capoluogo lombardo.

Bdh è la società, oggi fallita, che controlla indirettamente la quotata Mariella Burani Fashion Group, da poco ammessa all’amministrazione straordinaria (Prodi-bis). È un’analisi durissima che ripercorre alcune operazioni finanziarie e inquadra il sistema di relazioni e di «imbarazzanti conflitti di interesse» tra la famiglia di Cavriago e alcuni partner d’affari. Operazioni inserite in un piano di protezione (certificato, secondo la legge fallimentare, da un commercialista reggiano) da eventuali azioni revocatorie. Ma secondo il curatore, di fatto quel piano era una foglia di fico. E il succo è in quella colorita espressione napoletana: «I Burani e i loro “comparielli”».

In un certo senso ricorda «i furbetti del quartierino», l’involontario epitaffio di Stefano Ricucci sui protagonisti delle scalate bancarie 2005. Già da alcune settimane il documento gira di scrivania in scrivania, tra i Burani e tra ex amministratori e sindaci di Bdh e Mariella Burani. Una copia era indirizzata a tutti. Ovvio che la visione dei fatti sia opposta a quella del curatore che ha l’obbligo di tutelare le ragioni del fallimento Bdh nell’interesse dei creditori, cercando di recuperare il denaro eventualmente sottratto alla società. «Ma al di là delle ricostruzioni del curatore, confutabili, è il linguaggio utilizzato e la parola “comparielli” — dice uno dei destinatari del documento sfogliando i passaggi “incriminati”— a far infuriare i Burani e non solo». Tant’è che era stata ventilata un’iniziativa legale contro il professionista del tribunale.

Il curatore contesta, tra l’altro, la rivendita (ottobre 2009) per 7 milioni del 51% della Spm Drink System (macchine erogatrici di bevande calde e fredde) ai precedenti proprietari che l’avevano ceduta per 10 milioni ai Burani nel maggio 2008. Il prezzo della rivendita, scontato del 30%, è «arbitrario» e irragionevole», secondo Moscato, e «sconsiderata la preventiva rinunzia alla negoziazione» con altri potenziali acquirenti.

Il dossier ricostruisce poi l’illegittima restituzione alla quotata Mariella Burani di un finanziamento originariamente erogato dalla controllante Bdh e il rimborso anticipato, non dovuto secondo Moscato, di un prestito obbligazionario emesso da Bdh e sottoscritto da Advisory Fiduciaria (Af). Guarda caso il numero uno di Af, Francesco Acerbi, è il marito di una dirigente Bdh che ha partecipato «alla deliberazione e materiale esecuzione degli atti». Il documento su Burani e «comparielli» dovrebbe essere già stato acquisito dai pm milanesi Luigi Orsi e Mauro Clerici, titolari dell’inchiesta giudiziaria

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