Insieme alla notizia del'avvenuto allontanamento della Signora Mariella Burani dal Mariella Burani Fashion Group apprendiamo dai mezzi di informazione anche della volontà della stilita di portare avanti un proprio marchio Mariella Arduini. Si tratterebbe di una beffa clamorosa (per altro su una strada già battuta anche dal "Cavalier" Tanzi) per le centinaia di lavoratrici e lavoratori dell'azienda cavriaghese che oggi sono in cassa integrazione straordinaria e per i fornitori che sono creditori del Mariella Burani Fashion Group. Tutte queste persone vedono i responsabili del crack abbandonare impunemente l'azienda per ripartire da zero, senza debiti, con una nuova attività. Ci chiediamo quando dovremo aspettare perchè in Italia si introducano leggi che regolino la finanza, si tassino gli speculatori e si puniscano duramente i bancarottieri e chi produce falso in bilancio (reato depenalizzato da Berlusconi). Ci chiediamo infine se esista mai un senso del pudore di questi padroni che non hanno neppure avuto la dignità morale di chiedere scusa pubblicamente per quanto fatto a decine e decine di lavoratrici e lavoratori, diretti e dell'indotto, e alle loro famiglie.
Fonte Corriere della Sera REGGIO EMILIA — «Una serie di fatti e atti giuridici distribuiti nel tempo hanno trasformato Burani Designer Holding in una discarica di perdite e di malaffare, in un circolo vizioso di interessi illeciti e conflittuali (…)». E alcune operazioni messe in piedi in quattro e quattr’otto a ridosso del crac miravano alla «tutela esclusiva degli interessi egoistici dei Burani e dei loro “comparielli”». Lo scrive il curatore fallimentare della Burani Designer Holding (Bdh), Diego Moscato, napoletano con ufficio a Milano, nominato dal tribunale del capoluogo lombardo.
Bdh è la società, oggi fallita, che controlla indirettamente la quotata Mariella Burani Fashion Group, da poco ammessa all’amministrazione straordinaria (Prodi-bis). È un’analisi durissima che ripercorre alcune operazioni finanziarie e inquadra il sistema di relazioni e di «imbarazzanti conflitti di interesse» tra la famiglia di Cavriago e alcuni partner d’affari. Operazioni inserite in un piano di protezione (certificato, secondo la legge fallimentare, da un commercialista reggiano) da eventuali azioni revocatorie. Ma secondo il curatore, di fatto quel piano era una foglia di fico. E il succo è in quella colorita espressione napoletana: «I Burani e i loro “comparielli”».
In un certo senso ricorda «i furbetti del quartierino», l’involontario epitaffio di Stefano Ricucci sui protagonisti delle scalate bancarie 2005. Già da alcune settimane il documento gira di scrivania in scrivania, tra i Burani e tra ex amministratori e sindaci di Bdh e Mariella Burani. Una copia era indirizzata a tutti. Ovvio che la visione dei fatti sia opposta a quella del curatore che ha l’obbligo di tutelare le ragioni del fallimento Bdh nell’interesse dei creditori, cercando di recuperare il denaro eventualmente sottratto alla società. «Ma al di là delle ricostruzioni del curatore, confutabili, è il linguaggio utilizzato e la parola “comparielli” — dice uno dei destinatari del documento sfogliando i passaggi “incriminati”— a far infuriare i Burani e non solo». Tant’è che era stata ventilata un’iniziativa legale contro il professionista del tribunale.
Il curatore contesta, tra l’altro, la rivendita (ottobre 2009) per 7 milioni del 51% della Spm Drink System (macchine erogatrici di bevande calde e fredde) ai precedenti proprietari che l’avevano ceduta per 10 milioni ai Burani nel maggio 2008. Il prezzo della rivendita, scontato del 30%, è «arbitrario» e irragionevole», secondo Moscato, e «sconsiderata la preventiva rinunzia alla negoziazione» con altri potenziali acquirenti.
Il dossier ricostruisce poi l’illegittima restituzione alla quotata Mariella Burani di un finanziamento originariamente erogato dalla controllante Bdh e il rimborso anticipato, non dovuto secondo Moscato, di un prestito obbligazionario emesso da Bdh e sottoscritto da Advisory Fiduciaria (Af). Guarda caso il numero uno di Af, Francesco Acerbi, è il marito di una dirigente Bdh che ha partecipato «alla deliberazione e materiale esecuzione degli atti». Il documento su Burani e «comparielli» dovrebbe essere già stato acquisito dai pm milanesi Luigi Orsi e Mauro Clerici, titolari dell’inchiesta giudiziaria
Con la notizia della cassa integrazione straordinaria a rotazione inizia la fase più dura e complessa della crisi provocata dalla famiglia Burani.
In questi mesi abbiamo assistito all'arroganza con cui questi tycoon di provincia si sono rapportati con la cittadinanza e con i lavoratori: prima del crack le garanzie che avrebbero versato i soldi necessari, poi i rinvii e le rassicurazioni e poi, dopo il crack abbiamo letto della scelta dell'automobile con cui correre il gran premio di Montecarlo, dei beni di famiglia messi al sicuro da tempo, del tentato golpe al consiglio di amministrazione di circa un mese fa ma sopratutto abbiamo assistito al silenzio ingiustificabile di chi pensa di non dover dovere a nessuno delle scuse per l'insensatezza e l'irresponsabilità del proprio comportamento. Cassa integrazione straordinaria a rotazione significa molti lavoratori e quindi molte famiglie in difficoltà: a loro va ancora una volta tutta la nostra solidarietà, il nostro sostegno e la nostra disponibilità.
Ai sindacati e all'amministratore Ruscigno spetta ora il compito di studiare un piano di rilancio industriale in grado di dare la prospettiva di un futuro per l'azienda e per i suoi lavoratori.
Pubblichiamo inoltre un commento a firma "DIPENDENTE NAUSEATO" pubblicato sul forum dedicato alla Crisi Burani dal giornale online Reggio24ore:
Perché i cavriaghesi a cominciare dal loro sindaco Vincenzo Del Monte non riescono ancora ad indignarsi per la terribile situazione venutasi a creare alla Mariella Burani Fashion Group? E? la fine ingloriosa e tardiva, di una famiglia e delle sue giravolte borsistiche, dei suoi giochi funambolici, della sua finanza allegra, delle sue spese folli. Osannato dai media e dalle testate del settore finanziario e non solo, Walter Burani, il patron, è riuscito a quotare in borsa cinque società in sette anni. Per sollecitare alcune riflessioni proviamo a fare alcune considerazioni partendo dai dati cronologici e quindi dai fatti. Nel 2000 viene quotata Mariella Burani Fashion Group (MBFG). Toccati i 27 euro per azione, oggi è carta straccia. Nel 2004 va in borsa Green Vision. L?azione, 25 euro, oggi ne vale 5. Poi è la volta di Bioera. Arrivata a 13 euro, l?azione è quotata oggi circa 1 euro. Nel 2006 viene collocata Antichi Pellettieri. Da 11 euro è scesa 50 centesimi. Nel 2007 si prova con il mercato borsistico di Londra collocando le azioni Burani Holding Design con ingente drenaggio sui mercati finanziari. Nell?agosto del 2008, quando oramai tutto il mondo della finanza e non solo è a conoscenza della gravissima condizione in cui versa il Gruppo Burani e del suo imminente tracollo, l?ultima operazione, forse la più spericolata, che vede coinvolte Burani Holding Design, Mariella Burani Family Holding e un?altra Holding non quotata. La famiglia Burani in otto anni è riuscita a raccogliere, con tutte queste operazioni, ben 370 milioni di euro. Nel frattempo però è riuscita a fare debiti per 700 milioni, così come hanno riferito i p.m. del Tribunale di Milano che hanno chiesto il fallimento. C?è chi dice che i debiti superino addirittura i 1.000 milioni. Negli anni scorsi si è assistito, sui giornali, alla ?promozione?, da parte di Giovanni Burani, sempre ripreso con smagliante sorriso, di tutte le nuove operazioni finanziarie del Gruppo. Decantate, esaltate, magnificate come il frutto di una grande mente finanziaria, di uno stratega dei mercati borsistici e descritto come un vero appassionato di ?turbo finanza?. E? stato facile spendere con i soldi degli altri. Si è visto com?è andata a finire. Non doveva trattarsi quindi di strategie particolarmente raffinate e sottili. Con un pò di fortuna, un altro enorme dissesto avrebbe potuto finire come è sempre accaduto negli ultimi anni in Italia: in una bolla di sapone. E che la famiglia Burani potesse continuare a godere delle sue ricchezze e dei suoi privilegi senza pagar dazio a nessuno. Per tutti i dipendenti, anche per coloro che continuano convintamene a sostenere i Burani, comincerà l?odissea della ricerca di un nuovo posto di lavoro. Ecco perché i cavriaghesi dovrebbero indignarsi e non più esaltare i propri famosi concittadini solo perché li vedono sfrecciare a bordo delle lussuose Ferrari, sapendo che nulla è stato fatto per cercare di sanare l?attuale situazione. Neppure un centesimo è stato reinvestito nell?azienda e tanto meno nelle risorse umane. Dalla famiglia Burani solo belle parole sui giornali, del tipo ?i soldi ci sono?, ?i miei dipendenti prima di tutto?, ?i miei operai sono i miei gioielli?, e null?altro di concreto, nemmeno una parola almeno di scuse o di ammissione di colpa. Cosa penserà adesso il buon sindaco Del Monte di fronte a questa catastrofe, vera e propria tragedia per centinaia di famiglie. Continuerebbe la strenua difesa della famiglia Burani così come fece nella seduta pubblica del consiglio comunale del 15/02/2010 oppure modificherebbe leggermente il suo pensiero? Difficilmente ci sarà dato di saperlo anche perché in questi ultimi tempi pare essersi come eclissato dalla scena sociale. Al di là delle prese di posizione questa è la realtà della famiglia Burani, per anni sulla cresta dell?onda ed oggi letteralmente travolta da quell?onda che loro stessi hanno provocato. Serviranno, forse, le accuse formulate dai Pubblici Ministeri a ristabilire un minimo di giustizia e questo almeno ce lo auguriamo davvero, senza alcun astio ma per senso di giustizia, perché chi ha sbagliato paghi. BUONA FORTUNA A TUTTI.
La notizia è di ieri: il tribunale di Reggio ha dichiarato lo stato di insolvenza dando di fatto il via alla procedura di commissariamento. Resta da decidere se si tratterà di Marzano o di Prodi bis e da valutare quali saranno le scelte del commissario. Il fatto positico è che finisce l'era Burani, finiscono le promesse non mantenute e le menzogne di una proprietà che ha preso in giro tutti per mesi perdendo solo tempo prezioso. La nostra solidarietà, il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno a tutte le lavoratrici e i lavoratori che abbiamo conosciuto e con i quali abbiamo manifestato in questi mesi la disapprovazione nei confronti dei vertici del gruppo e la preoccupazione per il futuro di una azienda cosi importante per il nostro territorio.
Gazzetta di Reggio: L'informazione di Reggio Emilia Il Resto del Carlino:
Ormai tutte le carte sono scoperte e in tavola. A poco servono le dichiarazioni della stilista - brand che sostiene di non avere portato capitali all'estero: l'azienda verrà commissariata, sotto il peso di centinaia di milioni di euro di debito e noi siamo però certi che, nonostante il crack dell'azienda, nessun componente della famiglia si metterà in fila ai centri per l'impiego o tantomento frequenterà corsi di formazione per riqualificarsi professionalmente. Il capitale privato per assicurarsi un futuro agiato, che sia all'estero o in italia poco importa, loro, gli astuti manager creativi, l'hanno messo da parte. Diverso è il discorso dei lavoratori e delle lavoratrici del gruppo, ora in attesa della Prodi-bis e giustamente preoccupati per il futuro, che hanno proclamato 4 ore di sciopero per giovedi 4 marzo con presidio davanti all'ingresso dell'azienda. Non mancheremo, ancora una volta, per portare il nostro sostegno, la nostra solidarietà e per esprimere il nostro sdegno nei confronti di una proprietà irresponsabile che ha preso in giro tutti, a partire dai lavoratori e dalla comunità Cavriaghese.
Fonte: www.reggio24ore.com Svolta decisiva per le sorti di Mariella Burani Fashion Group: nella serata di giovedì 25 febbraio tutti i componenti del consiglio di amministrazione hanno rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, così come Giuseppe Leoni dalla carica di sindaco e Giuseppe Gullo dalla funzione di dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e societari.
Durante la medesima seduta lo stesso consiglio ha accertato la causa di scioglimento della società convocando di conseguenza l’assemblea dei soci per il giorno 29 marzo (e il 30 in seconda convocazione) allo scopo di nominare i liquidatori.
Questa risoluzione sospende di fatto le attività volte alla presentazione di una istanza di concordato preventivo, mentre rimane valida la data del 16 marzo fissata dal tribunale di Reggio per la decisione riguardante l'ipotesi di amministrazione controllata.
Sul fronte Mariella Burani Fashion Group la notizia di oggi sono le dimissioni di Walter Burani dalla Presidenza del CDA dell'azienda. Oggi però ci vogliamo concentrare su un fatto positivo: negli stabilimenti della ex Sadon di Vetto (di cui ci siamo occupati nei mesi scorsi) è ripresa la produzione. Gli oltre 80 lavoratori che hanno ripreso a lavorare (la ditta è stata rilevata dal Gruppo Rondine spa), per ora turnandosi in base a contratti di solidarietà, oggi ringraziano chi li ha aiutati. E ringraziano anche Rifondazione Comunista: per aver organizzato banchetti per raccogliere generi alimentari e di prima necessità per i dipendenti impegnati in un presidio allo stabilimento che durava per l'intera giornata per 60 giorni. Bravi a tutti i compagni che si sono dati da fare per sostenere i lavoratori in lotta: è questo il partito che vogliamo!
Sabato saremo a Cavriago alla manifestazione per la difesa dei posti di lavoro del gruppo Mariella Burani. E' infatti fondamentale un'iniziativa comune dei lavoratori, delle forze politiche politiche e sociali, delle istituzioni locali e di tutti coloro che rifiutano - di fronte alla crisi - di diventare "invisibili". La gestione scellerata del gruppo Burani e il fallimento della holding mettono a repentaglio più di 2000 posti di lavoro. E' per questo che riteniamo necessario arrivare in tempi brevi al commissariamento della società per rilanciare il piano industriale e la produzione del gruppo. L'Assessore regionale alle Attività Produttive Campagnoli ha sottolineato, nei giorni scorsi, l'opportunità dell'amministrazione straordinaria e la possibilità concreta di un rilancio produttivo. Bene, ora chiediamo che alle parole seguano i fatti e che ognuno faccia la propria parte. E vogliamo anche ribadire che è allucinante che, a fronte di crisi aziendali che sono drammaticamente all'ordine del giorno, il governo non stia facendo nulla di nulla per i lavoratori. Per tutto questo noi ci saremo.
Nando Mainardi - segretario Prc Emilia-Romagna
Mirco Tincani - segretario Prc Federazione Reggio Emilia
Lunedi sera (15 febbraio) consiglio comunale aperto sulla crisi dei burani, oltre al fatto della manifestazione che abbiamo già riportato ieri sono successe molte altre cose , vediamo cosa dicono oggi di giornali
La Gazzetta di Reggio: Il Resto del Carlino: L'Informazione di Reggio Emilia: Il Giornale di Reggio:
Pubblichiamo gli articoli di oggi relativi al caso Mariella Burani. Venerdì 12 febbraio è la data ultima per la ricapitalizzazione. La famiglia manterrà le promesse fatte ormai diversi mesi fa?
Pubblichiamo gli articoli di oggi relativi al caso Mariella Burani: il debito certificato è salito a quasi 500 milioni di euro e mentre si parla di un presunto conto alle isole Cayman i Pubblici Ministeri dichiarano che "Dai legali della Burani Designer Holding sono arrivate prospettive di volontà che allo stato sembrano solo velleità". Reggio 24 ore scrive: il bubbone di Cavriago sta per esplodere. Chi sono i responsabili di questo disastro? Chi pagherà questa volta?
La Gazzetta di Reggio: Il Resto del Carlino: L'Informazione di Reggio Emilia:
Il caso del Mariella Burani Fashion Group vede, ancora una volta, una situazione finanziaria mettere a serio rischio la continuità di una impresa e la tutela dei livelli occupazionali.
Come partito della Rifondazione Comunista riteniamo che l'unico modo per tutelare i lavoratori sia fare chiarezza sullo stato reale delle cose: non è possibile che la proprietà non rispetti gli impegni presi.
Concordiamo pertanto con le posizioni da tempo espresse dalla Filcem di Reggio Emilia circa il ricorso alla legge Marzano: l’azienda va separata dalla proprietà responsabile di questo disastro finanziario e si deve precedere con la nomina dei Commissari ai quali affidare un incarico ben preciso: il risanamento dell’azienda, la definizione precisa di un Piano Industriale con un chiaro obiettivo, quello di salvaguardare tutti i posti di lavoro.
Sui giornali appaiono ormai quotidianamente notizie di natura economica e giudiziaria. La nostra attenzione sull'argomento (link) e la nostra preoccupazione sono da sempre tangibili, ma manchiamo di informazioni precise. Il sindacato ha espresso in più occasioni timori. La politca invece tace: sembra (e forse è) inerme innanzi ad un eventuale crollo. Si può solo attendere questo crollo, che significherebbe per la nostra realtà, già colpita dalla pesantissima crisi della metalmeccanica artigiana, un disastro immane? Forse ci si potrà attivare subito dopo, forse è questo il ruolo di ammortizzatore sociale oggi di un'amministrazione comunale, anche se con limitatissimi mezzi economici. Forse si potrà chiedere l'aiuto della Provincia. E' questo l'unico ruolo che può avere la politica in situazioni come questa? Forse. Al momento crediamo che la cosa più importante sia fare ora quanta più chiarezza possibile sulla situazione nell'interesse delle centinaia di lavoratori e lavoratrici del gruppo.
Oltre il 50% gli addetti del settore metalmeccanico in provincia di Reggio Emilia attualmente accedono alle varie forme di cassa integrazione. E' un dato drammatico che da un'indicazione sulla portata della crisi economica. Segnali di ripresa? Non esistono, anzi, si parla sempre di più di una situazione piatta dopo un crollo verticale, andamento a L viene chiamato. A dirlo è Valerio Bondi, segretario provinciale della Fiom durante il dibattito "Dalla crisi della lotta alla lotta alla crisi" svoltosi sabato alla festa di Liberazione. Prospettive? Con molta probabilità da settembre, aziende che ora si trovano con la metà del fatturato rispetto all'anno precedente si riposizioneranno su nuovi vuolumi d'affari, aprendo situazioni di mobilità (licenziamenti) dei lavoratori. Va poi ricordato che sempre da settembre, per tanti, termineranno gli ammortizzatori sociali. Lo scenario che si prospetta è drammatico. Il governo non ha fatto nulla se non intervenire a difesa della redditività del capitale (banche ecc). Non ci sarà da stupirsi se negli ultimi mesi dell'anno si verificheranno situazioni sociali senza precedenti e imprevedibili, esattamente come la gravità della crisi.
La crisi economica che il mondo globalizzato sta vivendo scarica il proprio peso principalmente sugli strati più deboli della popolazione. E’ una crisi che ha radici talmente profonde e radicate nel modello stesso di sviluppo fino ad oggi imperante da non lasciare prevedere soluzioni in tempi brevi. Anche in provincia di Reggio Emilia, con tutte le specificità e positività del caso, la crisi fa sentire i propri effetti: sono infatti oltre 10.000 i lavoratori in cassa integrazione (tra ordinaria e straordinaria) in Provincia. Questo dato è allarmante relativamente alla portata della crisi perché è un dato tracciabile che consente di farsi un’idea di quanti lavoratori possano, silenziosamente, aver perso il lavoro. Il numero di precari, lavoratori interinali, lavoratori autonomi, lavoratori a tempo determinato ecc non è quantificabile. Lavoratori con scarsa qualifica professionale, giovani, donne e stranieri sono le tipologie di lavoratore su cui si scarica maggiormente il peso della crisi. Le amministrazioni locali, i partiti, devono e dovranno fare molto di più di quanto stanno facendo oggi. Dovranno spiegare cosa sta succedendo, essere in campo dalla parte dei lavoratori, organizzare momenti di incontro e di solidarietà, stare con la CGIL, l’unica vera forza di opposizione sociale alle agghiaccianti politiche di questo governo, senza ma anche. Non si può sottovalutare questa crisi perché una uscita a destra vorrebbe dire un ulteriore spostamento del paese verso il ritorno ad un passato che a tutti noi deve mettere i brividi.
Funzione Pubblica e FIOM, le due categorie più importanti della CGIL, incrociano nuovamente le braccia e scendono in piazza, contro i tagli del governo, contro le inesistenti misure anticrisi, contro l'accordo separato sui contratti recentemente firmato dai CISL, UIL e UGL.. Perché contro? Contro perché le misure varate dal trio di ministri Tremonti - Gelmini - Brunetta tagliano i fondi per il Pubblico Impiego, riducono le possibilità di lavoro, tagliano il personale, umiliano i dipendenti con misure da arresti domiciliari. Contro perché la crisi è spaventosa, la produzione e i consumi sono in picchiata e chi ne fa le spese sono i lavoratori (i profitti, invece, continuano ad essere tutelati). Anche la Provincia di Reggio Emilia è fortemente colpita. Interi settori sono in ginocchio: sono oltre 10.000 i lavoratori in cassa integrazione, lavoratori che, come tutti sanno, sono paradossalmente da considerarsi privilegiati perchè possono godere di un ammortizzatore sociale. Un intero esercito di precari, lavoratori interinali, a tempo determinato, soci di cooperative, partita iva si trova letteralmente in mezzo alla strada. Davanti a questo sfascio sociale il governo non fa nulla. Nulla. Contro perchè l'accordo separato firmato da CISL - UIL e UGL è una vergogna civile e morale in un paese che negli anni 70 era un faro nel mondo per le conquiste e diritti dei lavoratori e che negli ultimi 30 anni (con la grave responsabilià di sindacati concertativi e politicanti pseudo riformisti) ha ceduto praticamente tutto quello che aveva al profitto. Un accordo che punta a demolire il contratto collettivo nazionale (meno soldi di base per tutti) prometendo una restituzione attraverso la contrattazione di secondo livello (la produttività, dicono, sarò premiata, ma in quante aziende c'è adesso? in quante ci sarà dato che non è obbilgatorio? quanti lavoreranno di più?). Nei fatti un ritorno al cottimo. Nei fatti un ulteriore, ennesimo, spostamento di denaro dagli stipendi verso il profitto.
A favore di questo sciopero è Rifondazione Comunista, locale come nazionale, che ne condivide in pieno le ragioni e le richieste e da il suo, seppur piccolo, sostegno e appoggio ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali.
Strana è la posizione del Partito Democratico: Veltroni ha sguinzagliato un pool composto da Letta, Damiano e Treu per convincere la CGIL a tornare sui suoi passi e firmare l'accordo sul rinnovo dei contratti. L'anima riformista bussa di nuovo alla porta di Confindustria?
12 dicembre 2008: Rifondazione Comunista aderisce con convizione allo sciopero generale di domani indetto da CGIL e Sindacati di base.
Forse sarebbe meglio che alcuni altri partiti (di centro-sinistra o centro-centro-sinistra o solo centro...) decidessero una buona volta da che parte stare (risposta A: Confindustria, risposta B: Lavoratori) abbandonando definitivamente la strategia del "ma anche"... Strategia che sta producendo per tutti danni forse irreparabili e che sta facendo fare passi indietro lunghi decenni (sia in termini di risultati concreti, sia in termini culturali) al complesso e variagato mondo progressista del nostro paese. Nel nostro comune stupisce- sia a livello politico che istituzionale - la mancata adesione allo sciopero da parte del PD locale. Sui giornali di oggi è uscita un'adesione collettiva allo sciopero da parte di alcuni amministratori reggiani del PD: risulta davvero clamorosa l'assenza del Sindaco di Cavriago...
Locandina CGIL sciopero del 12 dicembre. Locandina confederazione Cobas sciopero del 12 dicembre.
Molti cittadini di Cavriago avranno letto l'editoriale dell'ultimo numero di Paese Nostro nel quale il nostro Sindaco si scaglia con veemenza contro le politiche economiche del Governo nazionale: "signori ( del governo... ndr ), non è che aprite le casse dell'Erario alle casseforti della Grande Finanza per pagarne errori e debiti (...) e poi passata la tempesta, vi scordate dello Stato (o ve ne disfate) come uno strumento obsoleto?". Come non essere d'accordo con il neo anti-liberista Delmonte? Ma il Delmonte che scrive queste cose non è quello che nel 2007 deliberò la vendita di una percentuale consistente (monetizzata in diversi milioni di euro) delle quote di ENIA, patrimonio del Comune di Cavriago? Non è lo stesso che avrebbe ripetuto la stessa operazione di (s)vendita al libero mercato anche nel 2008 (si veda il bilancio di previsione) se non fosse stato per il crollo del valore del titolo ENIA che ha finito per sconsigliare l'operazione finanziaria? "Più stato e meno mercato!" scrive ora il neo no global Delmonte. Preso atto che il libero mercato non è ben visto a livello di opinione pubblica (finalmente!) Delmonte prende le distanze e critica l'intero sistema liberista (sarebbe davvero interessate aprire un dibattito pubblico sul tema, considerando che noi queste cose le diciamo da molti anni...) dimenticando (o volendo far dimenticare) che fino a pochi mesi fa fare cassa vendendo i beni pubblici era all'ordine del giorno per la sua amministrazione... Opportunismo politico forse?