
Riportiamo volentieri l'intervento di Andrea Marsiletti su ReggioNelWeb.it.
“Bisogna riaprire il cantiere dell'Ulivo, lavorare per un quadro ampio di alleanze democratiche e di progresso”. Lo ha detto ieri sera il probabile futuro segretario del PD Pier Luigi Bersani nel suo discorso alla convention del partito: rimettere in piedi la vecchia intesa con la sinistra, o con quello che oggi è rimasto di essa, e superare la fantomatica autosufficienza elettorale del partito.
Non mi addentro nei calcoli elettorali che potrebbero stare alla base di questo nuovo ritorno di fiamma, ma con un pizzico di orgoglio ricordo quello che scrissi nel febbraio 2009 nel mio intervento “La mia prima volta… a sinistra” quando feci dichiarazione di voto per la sinistra radicale riconoscendo il diritto e l’utilità della sua presenza parlamentare. Quelli erano mesi di infatuazione kennediana in cui era difficile nuotare controcorrente, nei quali anche il compagno Bersani non si era sottratto al tiro al piccione dei comunisti e alla loro condanna a morte.
Fu Walter Veltroni alla vigilia delle ultime elezioni politiche ad espellere PRC, PdCI e Verdi dal Parlamento negandogli l’apparentamento; fu il tentativo di trasmettere all’elettorato il messaggio ingannevole di una svolta epocale e di innovazione politica perché finalmente il PD si era liberato dai condizionamenti e aveva punito i responsabili del fallimento del Governo Prodi, ovvero i comunisti, che in realtà quasi sempre pretendevano solo il rispetto del Programma votato dagli elettori.
Quel additare i colpevoli e, se mi è consentito il vezzo di una citazione manzoniana sulla peste di Milano, quel “dagli agli untori!” erano al tempo stesso funzionali alla classe dirigente degli ex Ds e degli ex Margherita per autoassolversi e autonominarsi tanto alla guida del nuovo partito quanto in Parlamento, negando così di fatto ogni rinnovamento, alla faccia dei proclami di nuovismo e di giovanilismo che a ripensarci oggi, con davanti agli occhi quello che è il PD, appaiono in tutto il loro opportunismo e tradimento della buonafede della base del partito.
Ma adesso che i comunisti sono fuori dal Parlamento (caso unico in Europa), che non ci sono più tra i piedi la loro zavorra ideologica, estremismo antistorico, utopia freno dello sviluppo economico, il livello del dibattito politico nazionale si è alzato, e finalmente il PD ha dispiegato le proprie potenzialità ed intelligenze per elaborare innovazione verso i lidi del riformismo? (continua su reggionelweb…) ...