martedì 4 novembre 2008
4 NOVEMBRE: UN LUTTO, NON UNA FESTA
4 novembre: festa delle forze armate. Festa della patria per il Ministro La Russa.
Patria, armi, ordini, ordine, obbedienza. "L'obbedienza non è più una virtù" scriveva più di 40 anni fa uno dei più grandi intellettuali italiani degli ultimi decenni, Don Lorenzo Milani:
Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.
Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.
Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
Primo perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.
Secondo perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.
Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.
Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.
Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.
Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. Troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa.
Mi riferirò piuttosto alla Costituzione. (...continua)
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5 commenti:
Finalmente! era ora che qualcuno si smarcasse da questa orribile e detestabile commemorazione di una guerra. Non mi pare ci sia niente da commemorare, solo piangere migliaia di soldati morti perchè non avevano gli strumenti per opporsi, non si poteva dire di no, si partiva e si moriva in nome di qualcosa che loro per primi ignoravano. Mi piacerebbe poter festeggiare la pace non ricordare i caduti.
Non facciamo i soliti ipocriti del politically correct.
il 4 novembre 1918 il Bollettino della Vittoria annuncia che l'Impero Austro-ungarico si arrende all'Italia : FINE DELLA GUERRA.
Il 4 Novembre si festeggia la fine di una guerra atroce, tragica per il numero delle vittime, per le modalità della guera (guerra di posizione in trincea) , per l'utilizzo delle armi di massa ( gas ).
E' chiaro che il popolo questa guerra l'ha subita, ed ha pagato un caro prezzo di vite umane; a fianco della festa per la fine di una guerra dovremmo commemorarne i caduti e cercare di lavorare per la pace.
Se un popolo non festeggia la fine di una guerra cosa dovrebbe festeggiare? l'inizio? un nuovo governo? l'ascesa di Obama?
ma per favore.
Secondo voi il Viet Nam non festeggia la fine della guerra?
E' che in italia abbiamo subito la strumentalizzazione di questa festa in funzione militarisa, è ora di riappropriarsene antimilitaristicamente.
Scusate il gioco di parole.
Ruota Libera
Appunto, in Italia lo leggiamo in funzione militarista perchè è così che lo presentano e lo interpretiamo.
veramente non mi sembra che il 4 novembre sia la "festa della fine della guerra"... Almeno non a leggere sul sito dell'esercito italiano:
"Il 4 Novembre, una data storica per l'Italia. Ottantotto anni orsono, si completava con la fine della Prima Guerra Mondiale, il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia. Un cammino lungo, durato settant'anni, dalla Prima Guerra d'Indipendenza in avanti."
Discutibile, visto che ci pigliammo territori che forse con l'italia avevano poco a che spartire, alcuni ceduti dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ma il discorso qui è molto complesso.
Ufficialmente poi è anche la "festa delle forze armate".
Quindi questa festività non tocca certo il tema della pace da nessun punto di vista.
Sicuramente l'esercito tira l'acqua al suo mulino sfuttando il fatto che il 4 novembre 1918 c'è stata la capitolazione dell'Austria che ha firmato la resa.
Ovvero vittoria dell'esetrcito italiano (????).
Risulta chiaro l'esercito italiano scrive a suo favore, come spesso capita per tutte le istituzioni destra o sinistra poco importa.
Ancora oggi siamo governati dalla destra, come si può pensare che venga starvolta la tesi dell'esercito? e che lo stesso rinuncia ad una festa in suo onore?
Daltronde spesso le autorità locali nostrane, quasi tutte di sinistra, hanno fatto bei discorsi sulla festa delle forze armate ( tanto per tenersele buone) e compagnia bella più che sulla fine della guerra.
Sta a noi cercare di spostare il tema della festa verso il senso di fine di una guerra che ha martorizzato il popolo, di liberazione dalla morte in trincea.
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