Settembre. E' tempo di ripresa. Anche se i problemi non sono andati in vacanza, anzi sono lì ad assillarci. Ansie da percezione di insicurezza, economia depressa, stangate ai bilanci familiari dietro l'angolo. Inizia così l'
editoriale del Sindaco sull'ultimo numero di "Paese Nostro".
Il comune alleato dei cittadini si intitola. E vediamo come argomenta.
Dice che
a Cavriago si sta ancora bene, nella classifica del
reddito siamo l'8° comune sui 45 di una Provincia tra le meglio piazzate d'Italia.
Quando come
indicatore di benessere si sceglie il
reddito andiamo male.
Perchè la domanda da farsi, cari cittadini, care cittadine, è questa:
state meglio di un tempo?La
crisi è globale, d'accordo. La
finanziarizzazione del capitale ha portato con se inevitabili conseguenze legate al degrado del lavoro e all'aggressione ai diritti:
lavoriamo sempre di più, sempre più freneticamente e facciamo sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, molti di noi vivono l'
inferno del precariato.
Ma, mentre si denuncia l'
assurdità di un sistema, esso si è affermato come unica via, come
pensiero unico, dettato dalla
mancanza di alternative. Assistiamo pertanto inermi alla liquidazione degli assetti e alla svendita delle conquiste che i lavoratori avevano faticosamente ottenuto nei decenni precedenti.
Non sono ovviamente questi i problemi che l'amministrazione comunale di cavriago può risolvere direttamente.
Potrebbe invece, per essere davvero "alleata dei cittadini" come dice di essere, mettere in campo delle
proposte, delle
politiche, dei
progetti, che mirino a
contrastare l'opera di deculturizzazione e di spoliticizzazione portata avanti dal sistema dei consumi (il cittadino - consumatore) negli ultimi 30 anni.
Potrebbe e dovrebbe, farsi promotorice di una
azione politica che metta al centro una
ritessitura organica del locale, permettendo alle persone di stare insieme, opponendosi a quel fenomeno che, analisti politici e sociologhi chiamano "
le comunità difensive", fenomeno che vede i cittadini sempre più chiusi su se stessi, sempre più diffidenti verso l'altro in generale, sempre più coinvolti in quella "
guerra tra poveri" che i telegiornali spingono quotidianamente per fini politici.
E' qui che una amministrazione "alleata dei cittadini" potrebbe e dovrebbe intervenire.E' qui che
questa amministrazione invece fa segnare un
risultato negativo ecclatante,
attaccando sistematicamente le iniziative dal basso (si ricordino, tra gli altri, i comunicati stampa contro il “Comitato via rivasi ovest” o quelli contro i genitori dell'intercomitato), istituendo
organismi di partecipazione fantoccio privi di qualsiasi significato se non propagandistico (come i 100 cittadini o gli incontri di condivisione legati a Villa Sirotti) segnando, con un
esasperato decisionismo anni '80, un netto
distacco tra politica e cittadinanza.
Viene da dire che gli ex PCI-PDC-DS oggi PD siano
rimasti stalinisti senza più essere neanche socialisti. E i risultati si vedono.
Le
assemblee pubbliche vedono una
bassissima presenza di cittadini (basta pensare che, agli incontri di presentazione del MULTIPLO, erano presenti circa 40 persone delle quali 15 erano rappresentanti dei vari partiti locali e erano 15 addetti ai lavori),
i consigli comunali si svolgono davanti ad una, massimo due persone.
E' necessario invertire la tendenza: è
a livello locale che si può riaccendere la voglia di politica e contrastare la
deriva etica, morale e culturale che permea il sistema Italia e non solo.
Ma non è questa amministrazione che lo può fare.
Come diceva Nenni infatti, le idee camminano sulle gambe degli uomini e, nonostante si sia data una recente riverniciata all'immagine, e si utilizzino parole d'ordine ad altro contenuto valoriale (palesi operazioni di marketing politico),
questi uomini e le loro idee li abbiamo già visti all'opera per molti anni.E' necessario un
progetto innovativo, che mobiliti le coscienze e che,
partendo dal basso,
alla pari tra più soggetti, singoli o organizzati, offra
prospettive comprensibili in grado di
coinvolgere donne e uomini concreti, facendoli
partecipare direttamente alla determinazione delle scelte in cui la democrazia locale si confronta con il potere, riconsegnando loro il potere, offrendo una prospettiva di futuro.
Questa è la nostra proposta: siamo sempre noi i fabbri del nostro destino.