
Il comune alleato dei cittadini si intitola. E vediamo come argomenta.
Dice che a Cavriago si sta ancora bene, nella classifica del reddito siamo l'8° comune sui 45 di una Provincia tra le meglio piazzate d'Italia.
Quando come indicatore di benessere si sceglie il reddito andiamo male.
Perchè la domanda da farsi, cari cittadini, care cittadine, è questa: state meglio di un tempo?
La crisi è globale, d'accordo. La finanziarizzazione del capitale ha portato con se inevitabili conseguenze legate al degrado del lavoro e all'aggressione ai diritti: lavoriamo sempre di più, sempre più freneticamente e facciamo sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, molti di noi vivono l'inferno del precariato.
Ma, mentre si denuncia l'assurdità di un sistema, esso si è affermato come unica via, come pensiero unico, dettato dalla mancanza di alternative. Assistiamo pertanto inermi alla liquidazione degli assetti e alla svendita delle conquiste che i lavoratori avevano faticosamente ottenuto nei decenni precedenti.
Non sono ovviamente questi i problemi che l'amministrazione comunale di cavriago può risolvere direttamente.
Potrebbe invece, per essere davvero "alleata dei cittadini" come dice di essere, mettere in campo delle proposte, delle politiche, dei progetti, che mirino a contrastare l'opera di deculturizzazione e di spoliticizzazione portata avanti dal sistema dei consumi (il cittadino - consumatore) negli ultimi 30 anni.
Potrebbe e dovrebbe, farsi promotorice di una azione politica che metta al centro una ritessitura organica del locale, permettendo alle persone di stare insieme, opponendosi a quel fenomeno che, analisti politici e sociologhi chiamano "le comunità difensive", fenomeno che vede i cittadini sempre più chiusi su se stessi, sempre più diffidenti verso l'altro in generale, sempre più coinvolti in quella "guerra tra poveri" che i telegiornali spingono quotidianamente per fini politici.
E' qui che una amministrazione "alleata dei cittadini" potrebbe e dovrebbe intervenire.
E' qui che questa amministrazione invece fa segnare un risultato negativo ecclatante, attaccando sistematicamente le iniziative dal basso (si ricordino, tra gli altri, i comunicati stampa contro il “Comitato via rivasi ovest” o quelli contro i genitori dell'intercomitato), istituendo organismi di partecipazione fantoccio privi di qualsiasi significato se non propagandistico (come i 100 cittadini o gli incontri di condivisione legati a Villa Sirotti) segnando, con un esasperato decisionismo anni '80, un netto distacco tra politica e cittadinanza.
Viene da dire che gli ex PCI-PDC-DS oggi PD siano rimasti stalinisti senza più essere neanche socialisti. E i risultati si vedono.
Le assemblee pubbliche vedono una bassissima presenza di cittadini (basta pensare che, agli incontri di presentazione del MULTIPLO, erano presenti circa 40 persone delle quali 15 erano rappresentanti dei vari partiti locali e erano 15 addetti ai lavori), i consigli comunali si svolgono davanti ad una, massimo due persone.
E' necessario invertire la tendenza: è a livello locale che si può riaccendere la voglia di politica e contrastare la deriva etica, morale e culturale che permea il sistema Italia e non solo.
Ma non è questa amministrazione che lo può fare.
Come diceva Nenni infatti, le idee camminano sulle gambe degli uomini e, nonostante si sia data una recente riverniciata all'immagine, e si utilizzino parole d'ordine ad altro contenuto valoriale (palesi operazioni di marketing politico), questi uomini e le loro idee li abbiamo già visti all'opera per molti anni.
E' necessario un progetto innovativo, che mobiliti le coscienze e che, partendo dal basso, alla pari tra più soggetti, singoli o organizzati, offra prospettive comprensibili in grado di coinvolgere donne e uomini concreti, facendoli partecipare direttamente alla determinazione delle scelte in cui la democrazia locale si confronta con il potere, riconsegnando loro il potere, offrendo una prospettiva di futuro.
Questa è la nostra proposta: siamo sempre noi i fabbri del nostro destino.