venerdì 15 ottobre 2010

16 OTTOBRE 2010

Domani saremo in tanti del circolo di Rifondazione Comunista di Cavriago a Roma con la FIOM per manifestare la nostra contrarietà alle politiche del Governo di Berlusconi e della Lega, per dire no alle proposte reazionarie di Marchionne e Marcegaglia. Perchè il lavoro è un bene comune.
SU LA TESTA COMPAGNE E COMPAGNI!

2 commenti:

Sovietista Cavriaghese ha detto...

La manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per il prossimo 16 ottobre assume un valore che va oltre la dimensione sindacale: dentro e fuori le fabbriche, infatti, sono in gioco diritti e libertà fondamentali. La nostra Costituzione nell’articolo 1 recita: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, ed è proprio il lavoro che oggi subisce l’attacco più violento in nome di un profitto ad ogni costo e irragionevole, di un mercato senza regole dove le stesse sono dettate da chi quel mercato lo domina di già.

Per noi che ancora abbiamo il coraggio, la sfrontatezza o forse solo l'orgoglio di chiamarci comunisti e che nella pratica abbiamo l'ambizione di rappresentare tutte quelle persone che non vogliono piegarsi ad una logica aziendale di società, e che sentiamo e tentiamo di rappresentare ancora tutte quelle lotte silenziose, che sono tante in questo Paese e che non trovano alcuno spazio di ascolto, se non quando muore un operaio e spesso nemmeno dopo quello, è quindi naturale schierarci con la Fiom nel momento in cui questa organizzazione, sottoposta a pressioni e tentativi di criminalizzazione, porta in piazza le ragioni di quel mondo del lavoro che sono state cancellate dalla comunicazione dei grandi media.

Ragioni che si vorrebbero addirittura negare nel luoghi di lavoro, attraverso quello che è stato definito in modo sconclusionato "modello Pomigliano": un piano industriale ardimentoso che nasconde invece e nemmeno tano bene un altro piano, ma di tipo ideologico e politico, ovvero la tacitazione del dissenso nei luoghi di lavoro e che a distanza di alcuni mesi dal referendum-ricatto non è assolutamente certezza nemmeno per quei sindacati che, urlanti di vittoria, ne avevano firmato accettandole tutte le deroghe contrattuali, ivi compresa la libertà di licenziamento.

La cancellazione del contratto nazionale e il superamento delle leggi di tutela sul lavoro non rappresentano alcun tipo di modello, se non una deriva antisindacale e anticostituzionale, ma occorre esser chiari su questo perchè se la violazione dei diritti acquisiti in anni di lotte passasse, purtroppo come di fatto sta avvenendo, allora ogni azienda si sentirebbe libera di disdettare il contratto che la vincola ai propri lavoratori: in concreto, se la Fiat può farlo, cosa tratterrebbe gli altri dal fare altrettanto?

E allora oltre a esser chiari bisogna anche esser sinceri di fronte ai lavoratori e ai cittadini e dire se continuare a non cedere di fronte al progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori sia soltanto un sorpassato pregiudizio ideologico, oppure se invece sia piuttosto un disegno politico quello che si sta orchestrando dietro a un piano industriale, con la benedizione di governo e Confindustria. Credere che per fronteggiare la crisi i diritti possano diventare materia trattabile generando situazioni di precariato perenne, addirittura con la pretesa di creare occupazione, non è certamente il viatico per risolvere l'una e l'altra cosa; piuttosto è l'anticamera di una globale guerra tra poveri dove a perderci saremo alla fine tutti quanti.

Federazione della Sinistra di Reggio Emilia

San Mateo Sandblasting ha detto...

Great reading yoour blog post