martedì 9 marzo 2010
MENTRE LA DESTRA DISCUTE DI LISTE...
.... nel paese continua la crisi.
E' di oggi la notizia della Comer Industries Spa (di cui abbiamo parlato alcuni mesi fa), la quale, nel corso degli incontri previsionali 2010, ha illustrato alle rappresentanze sindacali una situazione nella quale è prevista una eccedenza di personale pari a 168 unità, suddivise tra i 5 stabilimenti di Cavriago, Reggiolo, Moglia e Pegognaga.
L'azienda ha descritto una situazione produttiva in linea con quella prodottasi nel corso dell’anno precedente per quanto riguarda le produzioni e gli stabilimenti dell’area reggiana-mantovana.
I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno concordato un primo incontro per venerdì 12 marzo al fine di poter affrontare quella "delicatissima" situazione e di poter predisporre la strumentazione utile in vista del prossimo esaurirsi delle 52 settimane di Cigo. (Fonte Reggio24ore)
Intanto sul fronte Mariella Burani si ritorna a parlare di concordato preventivo per evitare l'amministrazione straordinaria.
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1 commento:
168 posti di lavoro a rischio alla COMER perchè finiscono le settimane di cassa... e il governo:
su il manifesto del 11/03/2010
C'è del metodo in questa follia. Tutti vedono che la crisi si sta mangiando posti di lavoro a decine di migliaia, ogni mese. In un paese serio si correrebbe ai ripari rimettendo in piedi almeno uno straccio di politica industriale; qui niente. Poi, in un momento di lucidità - o, più prosaicamente, di preoccupazione elettorale - la Commissione lavoro della Camera approva all'unanimità o quasi un emendamento bipartisan che prolunga da 12 a 18 mesi il periodo coperto dalla cassa integrazione ordinaria (Cigo). A molti - ad alcuni sindacati, perlomeno - sembra persino poco: il periodo «giusto» dovrebbe essere di due anni, come minimo. Inoltre non è certissima la copertura finanziaria.
Mentre ci si interroga sui molti pro e i pochi contro, arriva il parere - «autorevole» per eccesso di autoritarismo, non certo per serietà di argomentazione - del ministro del lavoro (e del welfare, e di una serie di altre cose che dovrebbero avere a che fare con il «benessere» della popolazione): «è una norma inutile, perché proteggiamo già i lavoratori ben pià di 18 mesi, abbiamo infatti semplificato la Cigs e abbiamo introdotto la cassa in deroga. Copriamo duttilmente e flessibilmente per tempi anche indefiniti tutti i lavoratori che ne hanno i requisiti». Un no secco, confermato da una decisione: «il governo sarà parere negativo all'emendamento».
Che Sacconi menta sapendo di metire, lì per lì, lo pensano in tanti. A dirlo sono però soprattutto Rifondazione comunista e Italia dei valori. Il perché è presto spiegato: la «cig straordinaria» viene concessa in caso di processi di ristrutturazione molto pesanti, che riducono in modo considerevole l'occupazione. Quella «in deroga», invece, riguarda le imprese (i lavoratori sono solo l'oggetto del contendere, ma la cig viene autorizzata dall'Inps alle imprese) che non rientrano nei parametri della cig «ordinaria» (e quindi nemmeno della «straordinaria»). Il ministro, insomma, cui nessuno nega una competenza tecnica accoppiata a «odio contro i lavoratori italiani» (Maurizio Zipponi, Idv), fa evidentemente confusione, in piena coscienza. Il prolungamento dell'«ordinaria», infatti, consente di considerare ancora formalmente «occupati» i dipendenti, legati a un'azienda da un normale rapporto di lavoro. Straordinaria e «in deroga», così come la «mobilità», sono sinonimo di disoccupazione (assistita per qualche tempo, ma non «indefinito, come invece racconta il ministro).
Dall'opposizione democratica non arrivano segnali decisivi (solo l'ex ministro del welfare, Cesare Damiano, si espone fino ad affermare che la scelta di Sacconi «è molto grave»). La Cgil, con il segretario confederale Fulvio Fammoni, ricorda giustamente che semmai si chiedeva «il raddoppio» del periodo di copertura della cassa; magari cone un'implementazione dell'assegno (che non per tutti è pari all'80% dell'ultima retribuzione).
Ma è evidente che, per quanto si voglia estendere un ammortizzatore sociale importante come la cig, non è questa la via per risolvere il problema della drammatica riduzione dell'occupazione. Se ne mostra consapevole - tra i pochi - Paolo Ferrero (segretario di Rifondazione), che mette esplicitamente in campo la «necessità di una politica industriale». Se «il privato non sa o non vuole farsene carico, è il pubblico che deve promuovere una riconversione ambientale dell'economia, a partire dalle energie rinnovabili». Sembra ieri, quando c'era l'Iri. O Obama.
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